Dott.ssa ILARIA ALESSANDRO

Psicologa, Psicoterapeuta, Analista Transazionale in campo clinico (CTA), Terapeuta EMDR, Facilitatore Mindfulness e Istruttrice Yoga

Nel mio percorso di formazione ho approfondito prima la Psicoterapia analitica transazionale presso la SSPT (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale).
La Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale è una scuola riconosciuta dal MIUR per la formazione in psicoterapia, ai sensi del D.M. N°509/11.02.08 pubblicato sulla G.U. N°47/25.02.08.
La Scuola abbraccia una prospettiva culturale in cui gli esiti del personalismo filosofico divengono snodi di riflessione proficua per la psicologia. L’eredità importante che questa esperienza filosofica lascia all’indagine psicologica consiste nella possibilità di ripensare la libertà e la responsabilità a partire dai diversi livelli relazionali significativi per la costituzione dell’identità personale. All’interno di questa cornice, il modello formativo cui si ispira la Scuola è quello dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva che integra le acquisizioni derivanti da molteplici prospettive: esperienziale, comportamentale, cognitiva, interpersonale e psicodinamica.

Successivamente ho ritenuto utile per aiutare in modo più efficace i miei pazienti approfondire ed utilizzare anche il metodo EMDR e faccio parte dell’Associazione per l’EMDR Italia.
EMDR significa “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari” (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).
Inizialmente concepito per dare sollievo al disagio provocato da ricordi di eventi particolarmente traumatici, l’EMDR ha subito negli anni una evoluzione che lo ha portato a diventare un approccio psicoterapeutico di più ampia applicazione, assai efficace nel trattamento di una vasta gamma di patologie e disturbi psicologici.

Concettualmente, l’EMDR poggia sul modello AIP (Adaptive Information Processing – Elaborazione Adattiva dell’Informazione) di Francine Shapiro, che postula tre principi:

1) Esiste un naturale sistema di elaborazione delle informazioni che permette all’uomo di riorganizzare le sue risposte agli eventi disturbanti, passando da uno stato di squilibrio disfunzionale a uno di risoluzione adattiva (adaptive resolution).

2) Un evento traumatico o uno stato di stress persistente durante una fase di sviluppo può disgregare questo naturale sistema di elaborazione delle informazioni.

3) La combinazione tra gli elementi del protocollo standard EMDR e la stimolazione bilaterale ristabilisce l’equilibrio nel sistema causando una ripresa dell’elaborazione delle informazioni che porta alla normale risoluzione adattiva.

Nella prospettiva dell’EMDR i disturbi che spingono il paziente a richiedere una psicoterapia sono causati da informazioni immagazzinate nella memoria (ricordi) in modo disfunzionale.
Il terapeuta EMDR non si concentra dunque sul sintomo/evento odierno, ma sul ricordo inteso come informazione male immagazzinata (immagini, suoni, odori, emozioni, sensazioni e ciò che l’evento ci insegna su di noi e sul mondo) ottenendo un sollievo dei sintomi come conseguenza del lavoro su ciò che dà loro origine.
L’esperienza professionale e personale mi ha portato oggi ad integrare la psicoterapia con discipline che si focalizzano sulla consapevolezza del corpo (nelle dimensioni cognitiva, emotiva e somatica), credendo fortemente all’imprescindibile legame mente/corpo. Vero è che gli approcci “TOP-DOWN”, in cui le menti del terapeuta e del paziente sono gli unici elementi a scendere in campo nel lavoro clinico, hanno dominato per molto tempo in Psicoterapia. Secondo questo approccio, il lavoro terapeutico fatto attraverso l’uso del “piano alto” (ecco perché la parola TOP), e quindi della mente, produce un miglioramento “ai piani bassi” (DOWN) cioè al corpo inteso anche come comportamento.
Oggi la scienza occidentale ha riconosciuto quanto stretto e indissolubile sia il rapporto tra mente e corpo, e quanto preziose siano approcci terapeutici più integrati in cui il corpo gioca un ruolo importante (approcci “BOTTOM-UP”).
In questi approcci si parte dal corpo (e quindi dal basso BOTTOM) per arrivare ad apportare cambiamenti a livello del pensiero e quindi più in generale della mente (piano alto e quindi UP).
Per questo è nato ed ho cominciato ad approfondire e coltivare il mio interesse verso discipline basate anche sul corpo, quali la Mindfulness e lo Yoga.
La Mindfulness è il fulcro di una serie di tecniche mutuate dalla meditazione orientale che aiutano coloro che la praticano a rompere la catena dei processi mentali messi in atto senza rendersene conto per assumere una direzione esistenziale presente, nuova, attenta e non giudicante.
Ciò è possibile se si coltiva, giorno dopo giorno, un atteggiamento verso la vita che è appassionato, curioso, esplorativo e propositivo.
Quasi un quarantennio di evidenze scientifiche ha dimostrato che la Mindfulness è utile nel trattamento e nel supporto alle terapie cliniche relative a disturbi del corpo e della psiche, favorendo il benessere complessivo, migliorando le risposte immunitarie, riducendo stress, ansia e reattività emotiva impulsiva.

La Mindfulness è adatta a ogni età, non necessita di abilità specifiche ed è consigliata in salute e in malattia per il suo carattere di delicatezza, di osservazione gentile e di accettazione accogliente del momento presente.
Gli approcci  “TOP-DOWN” in cui le menti del terapeuta e del paziente sono gli unici elementi a scendere in campo nel lavoro clinico, hanno dominato per molto tempo in Psicoterapia. Secondo questo approccio,  il lavoro terapeutico fatto attraverso l’uso del “piano alto” (ecco perché la parola TOP) e quindi della mente, produce un miglioramento “ai piani bassi” (DOWN) cioè al corpo inteso anche come comportamento.

Adesso però le cose sono cambiate. Finalmente la scienza occidentale, le sedi accademiche e gli Istituti di salute hanno riconosciuto quanto stretto e indissolubile sia il rapporto tra mente e corpo. Il rapporto mente-corpo non appare più di “subordinazione” in cui il corpo fa ciò che la mente chiede ma appare chiara una reciproca e continua influenza. Le terapie che hanno come elemento centrale solo la mente si trovano adesso a dover far posto a nuovi approcci terapeutici più integrati in cui il corpo gioca un ruolo importante:  questi approcci si trovano tutti all’interno della famiglia denominata interventi “BOTTOM-UP”.

I ruoli quindi si invertono e terapeuta e paziente partono dal corpo (e quindi dal basso BOTTOM) per arrivare ad apportare cambiamenti a livello del pensiero e quindi più in generale della mente (piano alto e quindi UP).

A dare voce e validità a questa nuova visione della cura della persona ricercatori di tutto il mondo in questi anni hanno dato vita a un filone di studi che ha effettivamente testimoniato la validità delle terapie basate anche sul corpo (Garb et al., 2014; Clarke et al., 2015; Grabbe et al., 2018)

Ciò che rende gli interventi BOTTOM-UP una preziosissima risorsa nel panorama delle terapie psicologiche, soprattutto per il trauma (Mitchell et al., 2014; Gallego set al., 2017), è il fatto che possano gradualmente fornire alla persona un sollievo somatico che si mantiene anche a lungo termine. Queste inoltre, hanno delle ripercussioni a livello di benessere psicologico (Brown et al, 2013; Field 2016).

Lo Yoga è una disciplina millenaria, le cui origini risalgono alla filosofia dell’India dei Veda, le opere letterarie più antiche della storia del mondo.
Veda è una parola sanscrita che indica la sapienza, nella doppia concezione di sapere sacro e sapere pratico, le due cose inscindibili nel pensiero indiano: se faccio, capisco; se ho esperienza, conosco; l’intendimento profondo del mondo passa attraverso la comprensione radicale della mia mente e del mio corpo che sono interconnessi e, dunque, si influenzano a vicenda.
Lo Yoga è, infatti, una disciplina che investe il corpo in senso pratico al fine di rendere la mente duttile attraverso l’addestramento fisico, e viceversa. Yoga è un termine costruito sulla radice sanscrita yuj che vuol dire aggiogare, tenere insieme, unire ma anche essere connesso, tenere in contatto, combinare più cose sino a renderle una. Semplicemente, lo Yoga ha il fine di concertare le voci dissonanti del corpo e della mente, rendendo armonica ogni divergenza attraverso un’educazione dolce all’ascolto profondo di sé. Ciò vuol dire allenarsi a tirare fuori la potenzialità positiva della mente, mettendola in condizione di fare il miglior lavoro possibile per raggiungere il benessere psicofisico, utilizzando gli strumenti che ha a disposizione nelle circostanze che esistono qui e ora.
La pratica dello yoga è caratterizzata da una serie di tecniche corporee statiche e dinamiche: posture fisse, movimenti, stiramenti, equilibrio, respirazione, meditazione. Essa permette di conseguire efficaci benefici a livello fisico sciogliendo le tensioni, tonificando la muscolatura, curando la salute delle articolazioni e degli organi interni, migliorando la circolazione, la postura, la capacità polmonare e rafforzando il sistema immunitario. Inoltre, con l’assiduità e la costanza della pratica regolare, lo Yoga estende i suoi benefici oltre il corpo fisico: permette di concentrare la mente e di rilassarla, riducendo notevolmente lo stress, e aumenta la capacità di percepire intimamente, con attenzione, cura e finezza se stessi. Con lo Yoga possiamo coltivare la disciplina e la forza così come il rilassamento e l’equanimità.
Introdurre lo Yoga in psicoterapia significa aiutare la persona ad affrontare meglio l’iper o l’ipo arousal corporeo, le proprie emozioni negative con un impatto significativo sulla qualità di vita e sulla gestione di eventuali altri sintomi legati a patologie quali, ad esempio, l’ansia e la depressione.

La mia attività di psicoterapeuta interviene su molteplici problematiche e disturbi quali: gestione delle emozioni, attacchi di panico, ansia, depressione, disturbi del comportamento alimentare, problemi di coppia, problemi relativi alla genitorialità, disturbi relazionali, dipendenze (affettive o patologiche), problemi di svincolo/individuazione, problemi di bassa autostima…

Ogni percorso psicoterapeutico è garantito dal principio etico del segreto professionale e si svolge nel rispetto del Codice deontologico degli Psicologi.

Tutte le tipologie di intervento mirano:
– alla co-costruzione di una relazione basata sulla fiducia ed il rispetto reciproco;
– all’autentica ricerca di percorsi che risultino utili e positivi per lo sviluppo individuale, di coppia e familiare;
– al benessere psicologico e fisico, e al superamento di momenti critici del ciclo di vita.

È prevista una prima fase (3-4 incontri) di analisi della domanda volta a definire e chiarire le difficoltà esposte, al termine della quale verrà concordato e condiviso il percorso di intervento più adeguato stabilendo degli obiettivi specifici.

Sono anche fondatrice del progetto Mindsurf e Mindful Life.
Collaboro nel progetto MindSup insieme a Barbara Miranno e Fabrizio Contardi.